Non si può pensare all’Italia senza pensare al vino. È un prodotto alimentare che è impossibile separare dalla cultura, la storia e le tradizioni italiane. Quando si pensa a Mendoza, la regione all’ovest del paese dell’Argentina, pure qui la produzione del vino definisce la cultura, la storia, e l’economia della zona. In questo blog post, intendo mostrare come si è sviluppata l’industria vinicola a Mendoza, dai primi fondatori, ai colonizzatori spagnoli, fino all’arrivo degli immigrati dell’Europa del sud (soprattutto gli italiani). In particolare, esaminerò l’impatto che hanno avuto gli immigrati italiani sulla produzione vinicola durante il periodo più grande del flusso migratorio in Argentina, dal 1880 circa fino al 1915. Si può vedere la loro influenza straordinaria in vari settori che riguardano il vino: la produzione, l’enologia e l’agricoltura, il commercio, l’istruzione nelle scuole di viticoltura e dell’agricoltura, e la competenza tecnica, accademica, meccanica e degli affari che hanno portato con sé e che hanno sviluppato come nuovi cittadini argentini.
Mendoza e le sue caratteristiche geografiche e climatiche
Per capire perché il vino mendocino (che viene da Mendoza) è così particolare e perché è diventato una prelibatezza mondiale, è necessario capire le caratteristiche geografiche e climatiche della regione. Si usa il termine terroir per significare la combinazione dei fattori del suolo, del clima, e della quantità di sole che ricevono le uve; insieme, definiscono il gusto specifico di ogni tipo di vino. Mendoza è situata nelle colline pedemontane delle Ande, la catena montuosa che divide il Cile dall’Argentina. L’altitudine di questa zona è elevatissima; esistono le uve che crescono alle altitudini fino a 1.700 m sul livello del mare, ma di solito sono coltivate a circa 1.000m sul livello di mare (Discover Mendoza Wines – VINOA). A questa altitudine, la temperatura rimane costantemente molto fresca, il che è ottimo per la preservazione delle uve. Inoltre, l’aria rarefatta permette ai raggi di sole di penetrare fortemente e uniformemente le viti. La regione è anche molto arida, dato che le Ande bloccano la maggioranza delle precipitazioni che provengono dal Pacifico verso l’ovest. In un anno normale, Mendoza riceve circa 20-25 cm di pioggia, pochissima in confronto ad altre regioni vinicole, come il Piemonte, che riceve 106-117 cm all’anno. Insieme, questi fattori contribuiscono alla produzione di uve, ed i vini, davvero ottimi (Discover Mendoza Wines – VINOA).
Nella regione di Mendoza, ci sono varie zone di produzione vinicole. Quelle più importanti e che contribuiscono significativamente all’output di vino sono le seguenti: Lujan de Cuyo y Maipú si trova nel centro di Mendoza, dove si coltiva il malbec a un’altitudine da 650 a 1.070 m. sul livello di mare. C’è anche la valle di Uco, che è a sud di Maipú, e dove si coltivano le uve all’altitudine più elevata, 1.700 m. sul livello di mare. Più a sud, c’è San Rafael y General Alvear, dove coltivano il chardonnay, il sauvignon blanc e il malbec (Discover Mendoza Wines – VINOA). Ogni regione varia leggermente l’una dall’altra, però le stesse caratteristiche generali definiscono questa zona sudamericana di produzione vinicola.
i vini di mendoza: Quali sono?
Soffermiamoci un attimo a parlare dei vini tipici della regione, dopodiché parleremo delle loro origini. Per i vini bianchi, i mendocini sono più famosi per la produzione dello chardonnay, che è noto per la sua freschezza e acidità. Queste stesse caratteristiche definiscono anche il riesling che è un altro vino di grande importanza nella regione. Poi, il torrontes è un vino d’origini argentine, le cui uve crescono a un’altitudine elevata. Anche questo vino è noto per la freschezza oltre ad essere particolarmente fragrante e profumato. I vini rossi che si producono a Mendoza sono il malbec, il tempranillo e il cabernet sauvignon. Sono tutti caratterizzati dal loro gusto robusto e corposo. Il malbec è il vino più importante della regione; le prime viti del malbec erano piantate qui nella prima metà del Seicento. Il tempranillo è un monovitigno portato dai spagnoli, e il cabernet sauvignon è d’origini francesi (Discover Mendoza Wines – VINOA).
Nonostante le varie origini di questi vini, è chiaro che gli argentini hanno sviluppato le tecniche avanzate e hanno costruito un sistema industriale formidabile che ora è uno degli attori più importanti nel commercio internazionale di vino. Infatti, è il quinto più grande esportatore del vino nel mondo; contribuisce 1,5 milioni tonnellate al mercato globale ogni anno. Da 2/3 a 3/4 della produzione vinicola annuale dell’Argentina (circa 1.240.000 bottiglie) viene dalla regione di Mendoza, il che mostra la forza dell’industria e la concentrazione di competenza vinicola che esistono qui (Expedia). Inoltre, la stessa industria mendocina costituisce il 1.3% del PIL del paese (UN Video). Chiaramente, l’industria vinicola di Mendoza è una delle industrie più importanti in tutta l’Argentina. Ma com’è diventata un contributore così grande al livello internazionale? Ora, concentriamoci sulla storia di Mendoza e le figure che hanno contributo allo sviluppo della sua produzione vinicola.
I. La popolazione indigena e i primi colonizzatori spagnoli
Prima dell’arrivo degli europei nelle Ande, la zona era abitata da una popolazione che si chiamava i huarpes. I membri di questa popolazioni si sono stabiliti in questa zona all’inizio del V secolo d.C. Per innaffiare le loro coltivazioni, hanno creato canali d’irrigazione che raccoglievano le acque che si scioglievano dalle cime innevata dalle montagne delle Ande. Questa tecnologia avrebbe rivoluzionato il sistema agricolo nella regione, e quando i colonizzatori spagnoli sono arrivati in Argentina nel Cinquecento, si sono appropriati di questi canali (però hanno massacrato i huarpes) per le loro necessità agricole. Ora si chiamano con il nome spagnolo, cioè acequías (Expedia). I primi vigneti sono stati fondati dai gesuiti nella regione intorno alla metà del Cinquecento, ed erano ubicati accanto ai monasteri dei missionari (VINOA).
II. La fondazione di Mendoza e l’inizio della produzione commerciale del vino
Prima di essere una città argentina, Mendoza è stata fondata nel 1561 dagli spagnoli come territorio nel dominio del Regno di Cile. Dal 1561 al 1776 è rimasta sotto il governo cileno (La Vitivinicultura En Mendoza: Primera Parte, 3). Mendoza e il Cile condividono le Ande, e hanno lavorato insieme per produrre e vendere il vino. Producevano il vino di tipo criolla, però era un vino di bassa qualità. Il vino che i viticoltori mendocini hanno prodotto era venduto in altre città argentina, come Córdoba, Buenos Aires e Santa Fe. In questo periodo premoderno, hanno trasportato il vino nei carri in bottiglie fatte di ceramica o di cuoio. Portavano il vino fino alla costa est del continente già nel Settecento.
Anche il processo di produzione del vino prima dell’Ottocento era abbastanza rudimentale; facevano pestare le uve dalle mucche per estrarne il succo; poi, passavano il mosto delle uve attraverso il pelo della coda della mucca, e quindi separavano le bucce dal mosto (La Vitivinicultura En Mendoza: Primera Parte, 5). Dopo, mettevano il liquido nei contenitori per poi fermentare. Dopodiché, usavano un pezzo di cuoio perforato per separare e rimuovere tutto quello che non fosse il vino. Mettevano in bottiglia il vino e poi la chiudevano con la calce viva, l’intonaco, o il fango. È ovvio dire che questo processo fosse molto artigianale, però nonostante la lentezza del processo, i viticoltori di Mendoza hanno creato un surplus che, già nel XVIII secolo, esportavano in tutto il continente di Sudamerica.
III. L’Ottocento a Mendoza – un’industria che inizia a trasformarsi
All’inizio dell’Ottocento, c’è stata una crescita di 50% nelle esportazioni vinicole da Mendoza, il che mostra la continua centralità del vino nell’economia della regione (La Vitivinicultura En Mendoza: Primera Parte, 6). Le tecniche datate erano sostituite da quelle più innovative: hanno iniziato a usare le botti di legno invece dei contenitori di ceramica. Inoltre, il vino di tipo moscato e criolla veniva sostituito dal malbec, che sarebbe diventato il vino più importante della regione. Nel 1830, c’erano circa 1000 ettari dei vigneti nella regione (VINOA). Dopo la fine della dittatura di Rosas nel 1853 dopo più di venti anni di insicurezza per i viticoltori, la vinificazione è riemersa come industria robusta con molte opportunità economiche.
Allo stesso tempo, una grande ondata di immigranti è arrivata alle sponde dell’Argentina nel porto di Buenos Aires. Dal 1853 fino al 1910, sette milioni di immigrati si sono stabiliti nel paese; una grande percentuale del gruppo è rimasta a Buenos Aires o è andata nella Pampa, però molti sono andati comunque a Mendoza per stabilirsi (La Vitivinicultura En Mendoza: Primera Parte, 7).
In questo periodo della seconda metà dell’Ottocento l’Argentina aveva bisogno di manodopera per lo sviluppo agricolo e industriale del paese, però, alcuni presidenti argentini, come Sarmiento, Avellaneda e Roca, preferivano l’immigrazione dal Nord Europa, piuttosto che quella proveniente dalle culture latine del Mediterraneo (South America Wine Guide). Alla fine, però le persone che avevano bisogno di lavoro e che non potevano continuare a vivere nella propria patria provenivano, per la maggior parte, dal sud d’Europa, soprattutto l’Italia e la Spagna. I tre presidenti ovviamente non hanno pensato alla conoscenza ottima della vinificazione che avevano gli immigrati da entrambi i paesi che potevano sfruttare per rafforzare l’industria vinicola dell’Argentina.
L’arrivo di queste persone non solo ha consentito alla produzione vinicola mendocina di continuare, ma ha anche portato a trasformazioni e sviluppi significativi in questo settore. Sebbene ci sia stata questa lunga storia della vinificazione a Mendoza, i vini che producevano non erano di altissima qualità come quelli europei; gli immigrati italiani, specialmente quelli del Nord Italia come i piemontesi, i valdostani e i veneti, sapevano bene come fare un buon vino, e avendo bisogno del lavoro, hanno cercato lavoro nel settore vinicolo. Alcuni hanno perfino portato con sé le viti dalla patria per poi cercare di coltivare qui nella terra nuova (South America Wine Guide). Molti sono arrivati con una grande conoscenza tecnica dei macchinari vinicoli che è stata pronta per utilizzare a Mendoza. Sono arrivati anche con una grande voglia di bere il vino, come da tradizione nel loro paese di origine. Nel video che c’è sotto, si può vedere oggi com’è fatto il vino a Mendoza:
IV. Gli italiani e l’expertise italiana come contributori essenziali alla viticoltura Di mendoza
Gli immigrati italiani costituivano una popolazione sia di esperti vinicoli che consumatori di vino. Questo ha causato un grande aumento nella domanda domestica per il vino in Argentina, e c’era un gruppo ben preparato per soddisfare questa richiesta. Nel 1885, nei primi anni della ondata migratoria italiana, la ferrovia che connette Mendoza a Buenos Aires è stata costruita (La Vitivinicultura En Mendoza: Segunda Parte, 1-2). Questo nuovo modo di trasporto è stato necessario sia per lo sviluppo dell’industria vinicola a Mendoza che per dare la possibilità agli immigrati europei di raggiungere la città nelle Ande. Ricordiamo che loro avrebbero formato la maggioranza della manodopera nei vigneti.
La ferrovia ha rivoluzionato il commercio del vino; mentre nel passato ci volevano due mesi per arrivare con il carro da una città all’altra, ora ci vogliono solo due ore. La possibilità di produrre una quantità di vino più grande e di trasportarla velocemente tramite il treno ha offerto ai viticoltori di Mendoza l’opportunità di aumentare considerevolmente l’output del vino. Infatti, in questo periodo, la produzione è andata alle stelle; nel 1910, c’erano circa 45.000 ettari di vigneti nella regione, e nel 1914, le cantine di Mendoza hanno prodotto 500 milioni di litri di vino (La Vitivinicultura En Mendoza: Primera Parte, 2). Questi numero impressionanti sono dovuti in gran parte grazie alla presenza italiana nella regione . C’erano anche tanti italiani che hanno avuto un impatto sull’economia e sulla creazione della piccola borghesia a Mendoza come proprietari delle piccole aziende, nel fare il mestiere che hanno imparato nella patria (South America Wine Guide). Mendoza, all’inizio del Novecento, aveva una popolazione assai grande dei stranieri (nel 1914, solo 56% della popolazione della regione erano nativi mendocini), la quale ha contributo a un ambiente piuttosto diversificato (Vázquez 548).
I grandi nomi italiani dell’industria vinicola a Mendoza
È importante menzionare qui i nomi e le storie dei viticoltori italiani che hanno inaugurato un nuovo periodo di successo economico per Mendoza e la sua produzione vinicola.
Il primo è Antonio Tomba, nato nel 1849 a Valdagno, nella provincia di Vicenza. La sua famiglia aveva una cantina, quindi da essa ha acquisito la conoscenza vinicola che avrebbe portato con sé a Mendoza nel 1873, quando è partito dal porto di Genova per intraprendere la sua nuova vita sud-americana. Quando si è stabilito a Mendoza, ha conosciuto e poi si è sposato con la figlia dei Pescara, una famiglia di immigrati italiani del ceto nobile. Sul terreno che ha ricevuto dal padre della moglie, Olaya, ha fondato una grande società del vino che ha avuto grande successo. Ha perfino mandato a chiamare i suoi fratelli Gerónimo, Francisco, Domingo e Pedro (che probabilmente hanno cambiato i loro nomi quando sono arrivati in Argentina) dall’Italia a lavorare con lui in Argentina nella cantina. Tomba ha iniziato a esportare il vino in Italia, creando un legame commerciale tra la nuova casa e la patria e sostenendo una connessione culturale. Ha anche sviluppato molto i sistemi di macinazione e di filtrazione del vino, che avrebbero rivoluzionato la produzione vinicola in seguito (Gil, “Antonio Tomba: un italiano con espíritu ‘bodeguero'”). Inoltre, quando la scrittrice e scienziata Gina Lombroso (1872-1944) ha viaggiato in Argentina all’inizio del Novecento, ha conosciuto Antonio Tomba, e l’ha descritto così:
“Fu un italiano, il Tomba, un veneto, pratico della fabbricazione del vino, che rialzò, a quel che ci dissero, le sorti della vite. Il Tomba capì che la ragione per cui il vino a Mendoza non riusciva, era il caldo eccessivo al tempo della vendemmia, il quale arrestava il fermento nel momento che l’uva stava nelle tinozze; egli organizzò nelle sue cantine dei frigoriferi capaci di riparare a questo inconveniente e fabbricò così, del vino buono, che vendette a prezzi discreti; in pochi anni egli riuscì a fare adottare il suo vino dalle masse” (Gina Lombroso – Nell’America meridionale 248-249)
Oggi, la squadra di calcio di Mendoza si chiama Club Deportivo Godoy Cruz Antonio Tomba in onore dell’imprenditore-vignaiolo italiano.
Un altro imprenditore che ha contributo all’industria vinicola è stato l’italiano Felipe Rutini, che è arrivato in Argentina nel 1889 e ha fondato la sua cantina pochi anni dopo nel 1895 (South America Wine Guide). Si chiamava Bodega La Rural ed è stato un grande successo. Oggi, c’è a Mendoza il Museo della Bodega di Rural, che ha esempi di vecchi macchinari vinicoli dai tempi di Felipe Rutini.
Anche l’uomo d’affari, Juan Giol, ha stabilito la propria cantina qui a Mendoza. Nel 1887 Giol e Bautista Gargantini sono diventati partner commerciali, e hanno comprato un pezzo di terra a Maipú. Hanno prodotto i loro primi vini nel 1898 e nel 1904 sono diventati i viticoltori più ricchi nel mondo (Etchevers, “The Former Giol Winery – Maipú, Mendoza”). Al suo apice, la cantina e i vigneti, che si chiamavano La Colina de Oro, hanno occupato circa 260 ettari nel cuore di Maipú. Infatti, nel 1911, la cantina ha prodotto una metà della produzione totale di vino nel paese dell’Argentina e ha distribuito i suoi vini ovunque nel paese. In 1917 Giol ha venduto la cantina, e di seguito è tornato in Italia per vivere con la sua famiglia. Il desiderio di tornare prima o poi nella patria è rimasto con quasi tutti gli immigranti. Ora quello che rimane dall’impero vinicolo di Juan Giol è “el Museo Nacional Del Vino y la Vendimia” nella Casa de Giol a Maipú (Etchevers, “The Former Giol Winery – Maipú, Mendoza”). Qui è possibile vedere quanto gli immigrati italiani hanno potuto eccellere nella produzione di vino dopo che si sono stabiliti a Mendoza.
La Escuela Nacional de Vitivinicultura
Gli italiani erano anche molto presenti nell’istruzione dell’agricoltura e della enologia. A Mendoza, è stata fondata la “Escuela Nacional de Vitivinicultura” nel 1896 per istruire la prossima generazione di viticoltori argentini e per continuare lo sviluppo economico della regione che è sempre stato strettamente legato all’industria vinicola (Vázquez 544). La scuola ha impiegato molti italiani o argentini di origini italiane come Renato Sanzín, il professore e patologo botanico presso la scuola (Vázquez 547). C’era anche l’italiano Modestino Jossa, enochimico (chimico del vino) e direttore del laboratorio alla scuola, che poi è diventato il direttore tecnico presso la cantina Arizú, fondata anche dagli immigrati italiani. Una gran parte degli studenti erano discendenti degli italiani (Vázquez 549), e grazie all’istruzione della Escuela, hanno potuto trovare lavoro al livello d’amministrazione nelle cantine o diventare proprietari di aziende. Possiamo vedere qui sotto un grafico che delinea i corsi che hanno offerto la Escuela:
Lo studio all’estero
Un altro aspetto importante dell’istruzione alla Escuela era l’offerta di borse di studio per mandare sei laureati all’anno all’estero in Europa per approfondire la loro conoscenza vinicola. Tra le destinazioni, c’erano Montpelier, in Francia o Alba o Conegliano in Italia. Il governo della provincia di Cuyo finanziava queste borse di studio, e in cambio, quando i laureati tornavano in Argentina, lavoravano per il governo per quattro anni, fornendo della conoscenza enologica per diffondere quello che avevano imparato all’estero per arricchire l’industria vinicola della regione. La conoscenza tecnologica e scientifica che avevano appreso in Europa doveva essere modificata per adattarla alle condizioni diverse a Mendoza (Vázquez 549). Più di una metà degli studenti hanno studiato in Italia; questa cifra conferma l’influenza italiana sulla produzione vinicola di Mendoza all’inizio del Novecento, e come la conoscenza enologica italiana era ancora molto utile a quel periodo (Vázquez 549).
La prossima generazione di viticoltori italo-argentini
I laureati della Escuela Nacional de Vitivinicultura, molti dei quali erano italiani, hanno contribuito moltissimo al settore vinicolo nel futuro. Sono diventati direttori, dirigenti, presidenti di associazioni vinicole, professori, collaboratori, consulenti, viticoltori, imprenditori, e alcuni hanno lavorato nell’ambito del governo, come nel Ministero di Agricoltura. Dopo la crisi nel settore vinicolo nel 1903, il governo della provincia di Cuyo ha chiesto l’assistenza degli esperti vinicoli italiani per aiutare a sviluppare meglio l’industria per evitare gli stessi errori che avevano contribuito alla crisi precedente (Vázquez 553). Nel 1903, l’enologo italiano Gracco Spartaco Parodi è stato assunto alla Bodega Tomba (fondata da Antonio Tomba), che al tempo, è stato il più grande produttore di vino a Mendoza. Successivamente, nel 1910, l’italiano Adriano Fugazza, un altro esperto vinicolo, ha preso il posto di Parodi come enologo della cantina. Naturalmente la conoscenza vinicola italiana era ancora molto prestigiosa agli occhi degli argentini.
Lo stesso Parodi era anche un inventore delle tecnologie e delle macchine vinicole, e ha creato “La Bomba Especial Parodi de bronce” e “El dispositivo de bolso, canilla y reja” che hanno adattato le tecnologie europee alle esigenze dei viticoltori di Mendoza (Vázquez 557). Le cantine più importanti della regione, come Giol, Galise, Tomba e Toso (che erano state per la maggior parte fondate dagli immigrati italiani), hanno comprato e utilizzato tali invenzioni. Altre invenzioni vinicole creato dagli italiani per l’uso a Mendoza erano i macinini di Garolla e le pompe di Marelli (Vázquez 556). Molti viticoltori e imprenditori del vino a Mendoza volevano usare i macchinari fatti in Italia, mostrando l’influenza e la presenza continua dell’Italia nell’industria vinicola argentina all’inizio del Novecento. La domanda per questi dispositivi ha creato un mercato transatlantico tra l’Italia e l’Argentina, che è servito per mantenere i legami tra il mondo nuovo e la patria (Vázquez 555).
Il realtà, però, il legame vinicolo tra l’Italia e Mendoza non è rimasto così forte com’era nei primi anni del Novecento. Ma sarei negligente di non menzionassi alcune delle cantine di Mendoza che hanno ancora un nome italiano e che conservano le loro radici italiane. Bodega Lagarde è una cantina fondata nel 1969 dalla famiglia Pescarmona che è venuta dall’Italia e che è ora gestita da Sofía e Lucila Pescarmona, la terza generazione della famiglia (Pasado & Presente, Bodega Lagarde). Anche la cantina Catena Zapata è di origini italiane, fondata da un immigrato italiano, Nicola Catena, nel 1902 (The Beginnings, Catena Zapata). Infine, il viticoltore Alessandro Speri, che proviene da una famiglia di viticoltori in Valpolicella, nel Veneto, che è venuto a Mendoza nel 2002 per iniziare una nuova impresa vinicola in Argentina. Suo padre, Benedetto, è un viticoltore della quinta generazione, quindi la conoscenza vinicola è ben radicata nella famiglia (“El Hijo Prodigo”, Alessandro Speri Wines). Anche se ci sono altre cantine a Mendoza che sono gestite dagli italiani o che portano un nome italiano, queste tre mostrano come continua l’eredità vinicola che è stata portata dalla penisola italiana fino alle Ande di Mendoza più di cento anni fa.
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