Annaliese Tucci

INTRODUZIONE 

Il mio progetto finale esplora la seguente questione: fino a che punto le iniziative fasciste hanno influenzato la società argentina durante il ventesimo secolo. La diffusione del fascismo in Sud America non era il risultato diretto del governo italiano e di Benito Mussolini, ma c’è stata una grande influenza che non si può ignorare. Il mio progetto non è di incolpare l’Italia per la presenza del fascismo in Argentina (perché ci sono molte ragioni diverse) ma di ricercare la connessione tra i due paesi e l’impatto delle politiche italiane durante il periodo di Mussolini e anche dopo la seconda guerra mondiale. Mi concentro sulle opportunità e sui programmi per gli italiani in Argentina perché rimanessero devoti alla patria italiana durante l’ascesa del fascismo.

Esploro anche come tali programmi abbiano influenzato il governo argentino come di Juan Perón e, infine, mi concentro sull’ondata di emigrazione dopo la seconda guerra mondiale, specificamente, i fascisti che desiderano scappare dall’Europa del dopoguerra. Mentre i programmi fascisti e la propaganda si diffusero in tutta l’Argentina negli anni ’20 e ’30, non hanno mai trasformato la società argentina come sperava il governo italiano. Nel mezzo al ostacolare la propaganda fascista, c’era sempre una propaganda antifascista e mentre molti rimanevano devoti alla patria, molti altri non provavano tale lealtà. C’è stata un’ondata di emigrazione fascista in Argentina però c’è stata anche un’ondata di rifugiati in fuga dal fascismo in Italia. Questo progetto si concentra sull’influenza dei progetti fascisti in Argentina, ma la resistenza all’esistenza del fascismo era una componente potente e non dovrebbe essere screditata.

Interessi fascisti in Argentina

Il fascismo è stato un movimento politico, nato nel nord dell’Italia all’inizio del ventesimo secolo. Il fascismo non è mai stato concreto, ma è sempre stato reattivo verso altre ideologie (Finchelstein, 17). Mentre non c’era mai un regime completamente fascista in Argentina, l’influenza della politica italiana in Argentina era unica. C’erano politiche argentini che sostenevano il governo di Mussolini e poi, “Like the Argentine state, Argentine society remained extremely receptive to fascism between the years of 1919 and 1945” (Finchelstein, 57). La ragione fondamentale per l’interesse verso l’Argentina era un risultato dell’ondata degli immigrati italiani in Argentina, il gruppo più significativo in tutto dell’Argentina. Mentre Mussolini era contro l’emigrazione italiana, “If emigration could not be avoided, Italian emigration, he argued should be seen as an act of expansion (Finchelstein, 38).

Group of Italian immigrants at Immigrants Hotel in Buenos Aires

Attraverso I Fasci Italiani all’Estero, i programmi diversi per i giovani e gli adulti italiani, e la riforma dell’istruzione per le scuole italiane all’estero, Mussolini ottenne il sostegno di molti immigrati italiani. Allo stesso tempo, molti immigrati in Sud America hanno lasciato l’Italia per sfuggire al fascismo, e quindi c’erano anche molti movimenti antifascisti durante il stesso periodo. Ad esempio, Severino Di Giovanni è uno dei più noti antifascisti italiani in Argentina durante il ventesimo secolo ed era attivo nei movimenti antifascisti negli anni ’20. Faceva parte del movimento anarchico e prese parte a violente rivolte contro il fascismo. Di Giovanni fu giustiziato nel febbraio del 1931 e le sue ultime parole prima di ricevere otto proiettili furono: “Lunga vita all’anarchia!” (O’Higgins). La storia di Saverino è complessa ma lui  è un esempio degli antifascisti estremisti presenti a Buenos Aires.

Programmi fascisti in Argentina negli anni ’20 e ’30

L’ondata del fascismo in Italia durante gli anni venti è arrivata in Argentina con la formazione dei diversi programmi fascisti per gli italiani all’estero. La lealtà e il sostegno degli immigrati italiani all’estero sono stati fondamentali per la sopravvivenza e la diffusione del fascismo. C’era una valorizzazione delle comunità di emigranti all’estero per creare un identità italiana all’estero. Per Mussolini, il fascismo era collegato centrale per l’identità nazionale italiana ed essere italiano significava obbedire e rispettare le politiche di Mussolini.

Valorization meant reclaiming the emigrant for the patria by providing the Italian abroad an important role to play in the New Italy.”

David Aliano

(Mussolini’s National Project in Argentina, p.30)

Come risultato di questa agenda politica, Mussolini ha creato Fasci Italiani all’Estero nel 1923 e ha ristrutturato il sistema scolastico dell’italiano in Argentina e in tutto il mondo (Aliano, 32). Entro il 1925, il Dopolavoro all’Estero è stato creato per gli adulti italiani. Sono stati creati programmi e attività per instillare amore per la patria. Dal 1927 al 1936, vi fu un alto livello di interesse fascista in Sud America (Aliano, 58). Uno dei motivi per cui l’Argentina era così attraente è perché: “By the time the fascists came to power in Italy in 1922, Italian immigrants had firmly established themselves within Argentina’s socioeconomic landscape” (Aliano, 55). Dopo l’unificazione dell’Italia, c’era un’ondata dell’emigrazione in Argentina e quindi, una Fondazione in Argentina era l’opzione migliore per i fascisti. Nonostante gli sforzi, secondo Federica Bertagna in La stampa italiana in Argentina: “i numeri degli iscritti al Fascio e alle sezioni del Dopolavoro a Buenos Aires sono eloquenti: in una collettività che alla fine degli anni trenta raggiungeva le 300.000 persone, i primi non superarono mai i 4000” (148). Mentre l’influenza del fascismo era sempre presente in Argentina, non divenne mai il potente strumento che Mussolini e il governo italiano avevano sperato.

Una tessera associativa di “Fasci Italiani all’Estero”

Una tessera associativa di “Fasci Italiani all’Estero” (Australian War Memorial)

Nel 1928, Mussolini ordinava l’organizzazione dei programmi per la gioventù italiana all’estero e ha prestato particolare attenzione ai programmi per giovani italiani. C’era un problema di come “fascistizzare” la società italiana e il controllo della gioventù italiana fu una tattica fondamentale. La creazione dell’Opera Nazionale Balilla in Argentina era fondamentale per attrarre la gioventù italiana. Nel 1933, c’era il primo campo estivo fascista in Argentina e in tutto il Sud America. Nei mesi di gennaio e febbraio, un centinaio di bambini di origine italiana hanno partecipato al campo (Aliano, 72). Nel 1935 c’erano 3 campi operativi in tutta l’Argentina e poi si trasferirono svilupparono anche in Uruguay e Brasile. Mentre la creazione di un campo estivo potrebbe non sembrare straordinaria, l’influenza del campo estivo aveva il potenziale per cambiare la mentalità della gioventù, verso la lealtà per il fascismo, la patria, e Benito Mussolini.

VIDEO: Campo Estivo Fascista Italiana (Giornale Luce 8/1934)

 

Questo progetto di nazionalizzazione era prevalente nella letteratura, nei libri di testo, e nel curriculum delle Scuole Italiane all’Estero. Secondo Aliano, “these books attempted to nationalize the children of Italian immigrants in Argentina, reincorporating them into the Italian nation by instilling in them values and ideals of the New Italy” (Aliano, 109). Mentre i programmi fascisti hanno guadagnato popolarità, non sono mai diventati ciò che si sperava. Uno dei motivi è dovuto alla posizione dell’ambasciata italiana su

Mussolini con un Balilla (https://it.wikipedia.org/wiki/Opera_nazionale_balilla#/media/File:Mussolini_con_un_%22Balilla%22.png)

Mussolini con un Balilla (Wikipedia)

lle scuole italiane che aveva “propagated the cult of Il Duce and the new Italian empire” (Newton, 191). Nel 1938, l’ambasciatore Raffaele Guariglia annunciò che il governo italiano non avrebbe continuato il suo progetto di costruzione di una struttura scolastica modello a Buenos Aires e nel 1939, i ministri degli esteri italiani hanno minacciato di chiudere tutte le scuole italiane in Argentina (Newton, 191). Nonostante i disaccordi con il governo italiano e il governo argentino, “the Italian schools retained the symbols and paraphernalia of fascist Italy” (Newton, 205). Questo scontro ha dimostrato che il governo italiano non ha avuto abbastanza influenza per trasformare il sistema educativo argentino.

Il motivo per i programmi all’estero è semplice: la valorizzazione delle comunità emigranti italiane per la promozione dell’ideologia fascista in tutto il mondo. La patria è dove si trova il cuore della gente e i paesi dell’emigrazione sono utili solo per promuovere l’espansione e la gloria dell’Italia.

La propaganda fascista in Argentina negli anni ’20 e ’30

Partito Nazionale Fascista. Mostra nazionale delle colonie estive e dell’assistenza all’infanzia, 1937

L’influenza del fascismo italiano in Argentina si estende anche alla propaganda, principalmente attraverso la stampa. Già nel 1923, la propaganda fascista raggiunse l’Argentina, attraverso il delegato del Partito Nazionale Fascista Italiana per il Sud America, Ottavio Dinale. Dinale convinse Mussolini a finanziare un giornale fascista per l’Argentina, Il Littore, che iniziò a pubblicare a Buenos Aires nell’ottobre 1923 (Newton, 46). Nel 1930, Vittorio Valdini, il principale finanziatore dell’operazione e il leader dei fascisti in Argentina, ha fondato un nuovo quotidiano fascista, Il Mattino d’Italia, con sede a Buenos Aires (Newton, 57). Mentre il fascismo cresceva, cresceva anche la sua propaganda.

Soprattutto, Il Mattino d’Italia era uno strumento fondamentale della propaganda fascista. Secondo Bertagna, la tiratura iniziale di Il Mattino d’Italia consisteva in circa 10.000 copie (63). Durante la campagna d’Etiopia tra il 1935 e il 1936, Il Mattino d’Italia ha raggiunto 40,000 copie (63). Lo scopo della stampa fascista era di “conquistare un ampio consenso tra la massa degli emigrati” (Bertagna, 60).

In Argentina, e altrove, l’apertura di sezioni dei Fasci nella prima metà degli anni venti era state seguita dalla pubblicazione di vari periodici di ispirazione fascista, tra cui il settimanale Il Littore (1923), il mensile Terra d’oltremare (1925) e il Risveglio (1927) a Buenos Aires; Disciplina (1926) a Rosario e Italicus (1927) a Bahía Blanca.”

– Federica Bertagna

(La Stampa Italiana in Argentina, p.60)

“Il Duce acclamato al Foro Mussolini da migliaia di giovani giunti da tutta l’Italia e dall’Estero”  – Il Mattino d’Italia (6 agosto 1937)

C’è stato anche un numero notevole di pubblicazioni antifasciste. Uno di questi, La Nuova Patria, era un giornale di orientamento democratico in Argentina (Bertagna, 65). Una delle riviste anti-fasciste più famose fu L’Italia del popolo. Come Federica Bertagna osserva nel suo libro, La Stampa Italiana in Argentina: “è indubbio che essa funge da catalizzatore di tutte le iniziatie degli antifascisti, dalle denunce sull’infiltrazione di elementi fascisti ai vertici delle associazioni della collettività, alle raccolte di fondi in favore dei perseguitati e degli esuli” (117). Per gli antifascisti in Argentina, L’Italia del popolo era la stampa più popolare. La storia della propaganda fascista e antifascista in Argentina è lunga, ma è sicuro dire che dove esistevano i fascisti all’estero, c’erano anche molti antifascisti che si opponevano a Mussolini. Il potere della stampa aiutò a spingere le agende fasciste e antifasciste in tutta l’Argentina.

L’emigrazione italiana dopo la seconda guerra mondiale e la protezione dei fascisti 

Colonialismo come un alternativa all’emigrazione

All’inizio del 1922, il governo italiano ha scoraggiato l’emigrazione in Argentina ma nonostante questi sforzi dal 1919 al 1925, 372.000 italiani emigrarono in Argentina. Però nel 1926 i numeri iniziarono a diminuire drasticamente e tra il 1926 e il 1940 solo 80,3 mila italiani immigrarono (Newton, 45). La nuova Italia ha respinto l’emigrazione come atto di tradimento verso la patria. La stampa rappresentava le immagini del colonialismo come un alternativa all’emigrazione. Se l’emigrazione fosse proibita, l’espansione dell’Italia in Africa diventerebbe una buona alternativa.

Nel settembre del 1927, il governo creò una nuova politica di emigrazione in cui la migrazione all’estero era vietata agli italiani (Newton, 52). Nonostante la fermata dell’immigrazione, l’agenda fascista in Argentina è continuata con la formazione dei programmi come il Dopolavoro, il Patronato del Lavoro, Balilla (Gioventù Italiana Littorio Nell’Estero) e il controllo di alcune scuole italiane (Newton, 55).

European Immigration to Argentina by Country of Origin. Ricardo Feierstein, Historia de los judíos argentinos (Buenos Aires: Editorial Planeta Argentina SAIC, 1993)

Mentre negli anni ’20 e ’30 c’erano programmi fascisti italiani in Argentina, negli anni ’40, ci fu una nuova ondata di emigrazione italiana in Argentina. Dopo il 1945, l’Argentina si preparò all’emigrazione di rifugiati fascisti dall’Italia. C’era un’ondata di emigrazione dopo la seconda guerra mondiale entrambi i rifugiati che fuggono dal fascismo e i fascisti che desiderano scappare dall’Europa del dopoguerra. Nell’articolo, “L’emigrazione fascista e neofascista nel secondo dopoguerra (1945-1985)”, Federica Bertagna descrive la barriera tra i criminali e chi si recevano all’estero per lavoro dopo la seconda guerra mondiale, ed è importante notare che c’erano motivazioni politiche e economiche che si trovano alla base delle migrazioni in tutto il mondo (2).

Come Federica Bertagna scrive nell’articolo “Vinti o emigranti? Le memorie dei fascisti italiani in Argentina e Brasile nel secondo dopoguerra”, “alla conclusione della seconda guerra mondiale, la caduta del fascismo spinse molti degli sconfitti a lasciare l’Italia, definitivamente o in attesa di tempi migliori” (282). Durante questa ondata di emigrazione, molte persone innocenti hanno anche lasciato l’Italia nella speranza di una vita migliore. I fascisti privilegiarono i paesi con una economia favorevole e un clima politico sicuro, come l’Argentina peronista e il Brasile (Bertagna, 283). In questo senso, il clima politico “sicuro” in Brasile e in Argentina era favorevole e neutrale nei confronti dei fascisti, a differenza degli Stati Uniti d’America, che a un certo punto hanno combattuto i fascisti durante la guerra. Soprattutto, “la decisione di emigrare in Argentina derivò da una somma di fattori: la paura, innanzi tutto, dell’arresto e di una condanna” (Bertagna, 74).

Il passaporto falso di Adolf Eichmann (NBC News)

Per molti fascisti, l’Argentina era un rifugio sicuro: il governo argentino sotto Perón forniva rifugio, Vittorio Valdini, chi era un imprenditore italiano e il leader del movimento fascista in Argentina, sosteneva ancora iniziative fasciste e il governo italiano, il Vaticano e la Croce Rossa fornivano passaporti falsi per ex nazisti e fascisti (Bertagna, 286). Ci sono molte ragioni per le azioni del Vaticano e della Croce Rossa, ma la cosa più interessante è la paura del comunismo che si diffonde in questi paesi. Secondo il lavoro d’intelligence, “i fascisti entravano in possesso di falsi passaporti attraverso le strutture di assistenza ai profughi, con un metodo identico a quello che consentiva ai criminali di Guerra nazisti e ai collaborazionisti di lasciare l’Europa” (Bertagna, 63). In particolare, la fuga di Adolf Eichmann in Argentina nel 1950. Fuggì con la sua famiglia sotto un falso passaporto, rilasciato dalla delegazione italiana della Croce Rossa. La più notevole fuga nazista fu la fuga di Adolf Eichmann in Argentina nel 1950. Fuggì con la sua famiglia sotto un falso passaporto, rilasciato dalla delegazione italiana della Croce Rossa. Sotto il falso nome di “Riccardo Klement”, Eichmann fuggì dall’Europa dal porto di Genova in Italia e per qualche tempo si rifugiò in Argentina prima di essere catturato e inviato in Israele.

Durante il governo di Juan Perón, il governo argentino sosteneva e proteggeva i criminali di guerra dalla seconda guerra mondiale, i fascisti e i nazisti. Perón ordinava segretamente ai diplomatici di creare vie di fuga, «ratlines», attraverso i porti in Spagna e in Italia, per far uscire illegalmente migliaia di ex-ufficiali delle SS e membri del partito nazista/fascista dall’Europa. L’Argentina era infatti “l’unico stato che accettava i passaporti per apolidi della Croce rossa internazionale, gli unici che costoro potevano procurarsi”(Bertagna, 9).

Juan Perón 

È importante notare che Peron ammirava pubblicamente Mussolini. Il suo sostegno a Mussolini è ben documentato e durante un viaggio in Europa nel 1938 disse:

“Italian Fascism made people’s organizations participate more on the country’s political stage. Before Mussolini’s rise to power, the state was separated from the workers, and the former had no involvement in the latter. […] Exactly the same process happened in Germany, that is the state was organized [to serve] for a perfectly structured community, for a perfectly structured population: a community where the state was the tool of the people, whose representation was, in my opinion, effective.”

– Juan Perón

Mentre il peronismo non era uguale al fascismo, l’influenza delle persone come Benito Mussolini è evidente. In fatti, “the rise of Perón evoked recollections of events in Italy twenty years earlier. Peronist Youth – not to mention the thuggish Nationalists left over from the 1930s – were disquietingly reminiscent of the squadristi, and Perón himself – charismatic, bombastic, intelligent, affably macho-bore more than a passing resemblance to Il Duce” (Newton, 66).

Juan Perón

Mentre il peronismo è il suo stesso movimento, non vi è dubbio che Perón sia stato influenzato da Mussolini e altri fascisti. Come scrive Finchelstein nel suo libro Translatlantic Fascism: Ideology, Violence, and the Sacred in Argentina and Italy 1919-1945, il fascismo divenne allora “transatlantico” e si formò in diversi modi attraverso i programmi fascisti degli anni ’20 e ’30. L’influenza del fascismo italiano sui giornali e sui programmi in Argentina ha avuto un impatto sulla società argentina, tanto che il presidente argentino ha protetto i fascisti in fuga dall’Italia dopo la seconda guerra mondiale. Mentre l’Argentina non ha mai visto un movimento fascista come fece l’Italia sotto Mussolini, l’influenza del fascismo in questo periodo divenne ancora più evidente attraverso le politiche sotto Perón.

 

Bibliografia

Aliano, David. Mussolini’s National Project in Argentina Lanham, Maryland: Fairleigh Dickinson University Press, 2012.

Bertagna, Federica. La stampa italiana in Argentina. Roma: Donzelli, 2009.

Bertagna, Federica. La patria di riserva: l’emigrazione fascista in Argentina. Roma: Donzelli, 2006.

Bertagna, Federica. “L’emigrazione fascista e neofascista nel secondo dopoguerra (1945-1985)”. https://www.academia.edu/37568567/Lemigrazione_fascista_e_neofascista_nel_secondo_dopoguerra_1945-1985_

 Bertagna, Federica. “Vinti o emigranti? Le memorie dei fascisti italiani in Argentina e Brasile nel secondo dopoguerra.” História: Debates e Tendências, vol.13, no. 2, 2013, pp. 282-294.

Finchelstein, Federico. Transatlantic Fascism : Ideology, Violence, and the Sacred in Argentina and Italy, 1919-1945 . Duke University Press, 2010.

O’Higgins, Sorcha. “Meet Severino Di Giovanni, Argentina’s Most Famous Italian Anarchist.” Culture Trip, The Culture Trip, 3 May 2018, theculturetrip.com/south-america/argentina/articles/meet-severino-di-giovanni-argentinas-most-famous-italian-anarchist/.

Newton, Ronald C. The “Nazi Menace” in Argentina, 1931-1947 . Stanford University Press, 1992.

Newton, Ronald C. “Ducini, Prominenti, Antifascisti: Italian Fascism and the Italo-Argentine Collectivity, 1922-1945.” The Americas, vol. 51, no. 1, 1994, pp. 41–66. JSTOR, www.jstor.org/stable/1008355. Accessed 28 Feb. 2020.